io mi faccio il pane... e lo yogurt


Appena dopo cena ho aggiunto, ad un litro di latte fresco, 3g di kefir.

Quello che salterà fuori è una "bevanda" simile allo yogurt.
Per fare lo yogurt si aggiungono fermenti lattici al latte. Per fare il kefir invece fermenti, o granuli di kefir, costituiti da batteri e lieviti. Il latte fermenta.
Mi sorprende come questi microrganismi restino nel prodotto continuando, a temperature non frigorifere, a lavorare trasformando il latte in kefir o yogurt. Conserva dello yogurt in barattolo e aggiungi altro latte... per avere altro yogurt.
Mi sorprende che una determinata tipologia di fermenti non muoia a contatto con l'ambiente acido del nostro organismo ma resti viva, insediandosi nell'intestino e dando manforte alla nostra naturale e stressata flora batterica. Ospitalità intestinale!
Mi sorprende come anche nell'antichità questo fosse noto, e ancora più come questi processi sono stati casualmente scoperti: il latte era spesso conservato in otri ricavati dallo stomaco delle stesse vacche da cui si prendeva il latte. I fermenti ivi (la flora batterica) contenuti e il calore hanno fatto il resto.
Ma non si era detto di non rubare più latte?!

Poi c'è la pasta madre: un impasto di farina e acqua acidificato da lieviti e batteri lattici; l'impasto è lasciato acidificare spontaneamente. Aggiungendo acqua e farina puoi ottenere il pane; conservando sempre un poco di questo impasto puoi quotidianamente reimpastare altro pane.
Niente a che vedere con i rapidi e chimici processi impiegati oggi per la produzione del pane!
Le nostre nonne lo facevano.

l'Ultimo chiuda la porta


e sorpassata la soglia, anzichè tirar dritto, girarsi e accompagnarla mentre si chiude..... nessuna fretta

le mucche mi piacciono


e mi piace la montagna.

sembrano dei luoghi ancora non contaminati dal resto del mondo, dalla gente, il caos... le elezioni...
Le persone che vivono vicino alle montagne e sopratutto quelle che vivono le montagne sono persone migliori.
Forse è dovuto al fatto che i monti sono come degli enormi giganti che ci circondano e ci avvolgono e che sembra ci proteggano vegliando su di noi... ma al contempo, pacifici, ci fanno capire che siamo piccoli, siamo come delle formichine, inquilini perfetti e laboriosi... nessuna pretesa o smania di potere, nessuna volontà di superare e violentare il prossimo, tutti parte di un grande disegno.
Poi c'è il fatto che le montagne vanno verso l'alto e prima discendere occorre salire: se uno vuole avvicinarsi al cielo e osservare, gratificato e riposare... occorre sudare, occorre volontà e determinazione, occorre compagnai, occorre una borraccia con acqua (o degli abbeveraggi in quota)... Non c'è nulla che valga davvero per cui non occorra combattere.
E non ci si può godere la discesa (godere!!! le mie ginocchia ancora frignano) senza che si salga... alleggerendosi... che tutto ciò che uno lascia alle sue spalle, giù in fondo alla valle... appare tanto piccino!
I fiori e le api (ma dove erano finite?), i discordi delle cince e dei pettirossi, le nuvole che ti concedono un pò di ombra, i prati di paglia per una pausa, la popò delle vacche sulle vette (... che non avendo mai provato quest'esperienza di fare la 2 in quota,..... chissà cosa ci stiamo perdendo!) che non hai posto dove sederti, i fiori viola e quelli no... cosa manca? niente.
Il formicolio nelle gambe ti accompagna per giorni e ti ricorda che sei vivo e ti dice che con il tuo corpo puoi fare.

Altre cose
non ci sono parole
lassù sulle cime