eco-peccatori di tutto il mondo, ascoltate!

Ho da poco terminato il libro di Fred Pearce "Confessioni di un eco-peccatore. Viaggio all'origine delle cose che compriamo", pubblicato in Italia da Edizioni Ambiente.
Sono 350 pagine molto scorrevoli; l'Autore è, a mio parere, un ottimo divulgatore scientifico, pertanto i contenuti e gli spunti di riflessione sono abbondanti.

Riporto allora alcune considerazioni di carattere generale che si ripresentano sistematicamente di capitolo in capitolo e possono dirsi quasi delle costanti implicite nella maggioranza delle merci che acquistiamo:
  • un prodotto, prima di giungere "completo" nelle nostre case, passa attraverso una miriade di intermediari, con le spiacevoli conseguenze di rendere impossibile una corretta tracciabilità della merce e facendone lievitare incredibilmente il prezzo. Per questo tante aziende e marchi "certificati" non sono in grado di dirti la reale provenienza di quello che compri (pertanto consentitemi di dubitare degli standard che tanto pubblicizzano);
  • quando i prodotti (alimentari e non) provengono da "paesi in via di sviluppo", nella stragrande maggioranza dei casi essi sono privi di pesticidi o sostanze chimiche pericolose. Ciò non dovrebbe stupirci poichè la coltura naturale/biologica è l'unica, in quanto ad economicità, che questi paesi sono in grado di praticare;
  • in genere, prodotti appartenenti alla stessa categoria (ad esempio abbigliamento - jeans in cotone), benchè commercializzati nei paesi sviluppati con marchi differenti (H&M, Zara, ecc), sono fabbricati dagli stessi identici soggetti e spesso nelle medesime fabbriche;
  • i prezzi sono fatti da chi compra e non da chi vende. Stesso problema che si verifica in alcuni prodotti italiani (vedi filiera del Parmigiano Reggiano). Questo fatto genera ingiustizie e sfruttamenti da parte di soggetti senza scrupoli che "fanno cartello";
  • se si valuta l'energia richiesta per produrre un determinato bene, ci accorgiamo di cose sorprendenti. L'impatto di un prodotto deve considerare non solo quanto speso direttamente per produrlo ma anche per trasportarlo, conservarlo... cucinarlo. Scopriamo allora che tanti (ma tanti) cibi richiedono molta più energia di quanta loro stessi ne contengano (ovvero l'energia che è, in realtà, acquistata dal consumatore per essere poi praticamente utilizzata)!

Ora, un'affermazione che mi ha davvero molto colpito [p. 141]:
"I consumatori occidentali devono esigere migliori condizioni lavorative per le donne di Dhaka e, sopratutto, devono essere disposti a pagare i prezzi più alti che ciò comporta. I rivenditori devono smetterla di esigere prezzi bassissimi. Però, per favore, non smettete di comprare".
Si può intuire chi pronuncia questa frase. Moltissimi prodotti che oggi acquistiamo generano sfruttamenti e schiavitù in intere comunità dei paesi meno sviluppati. La mia propensione è quella di comprare prodotti sostenibili. Nella misura in cui ciò è compatibile con le mie finanze, scendo a compromessi: mi rifiuto di pagare 5 o 10 euro per un paio di pantaloni; ne spenderò 50, sperando che parte di questa differenza nasca da una filiera più etica.
Tuttavia l'affermazione che ho riportato sopra fa riflettere, nel senso che se smettessimo di "consumare ossessivamente" (può essere una giusta definizione), accumulando in continuazione roba, quasi sicuramente toglieremmo effettivamente ogni mezzo di sostentamento alle popolazioni che con questo sistema "corotto" riescono tuttavia a campare (i contadini, le loro mogli e i loro figli)!
Detto questo, faccio presente come l'Autore riporti la testimonianza di economie e marchi che si definiscono sostenibili ed etici e che si dimostrano effettivamente virtuosi.

Fred Pearce dedica ampio spazio anche ai rifiuti. Infatti non solo rubiamo risorse e dignità ai paesi meno sviluppati per ottenere i nostri prodotti, ma sempre a quei paesi facciamo pagare il prezzo dello smaltimento dei rifiuti che produciamo. Anche in questo caso, l'autore evidenzia situazioni paradossali, in cui i rifiuti non significano morte ed inquinamento ma un redditizio business.

Per concludere, un dubbio: la popolazione mondiale sta attualmente diminuendo? o l'attuale impostazione e struttura delle società (ruolo del lavoro, emancipazione femminile, tasso di natalità, ...) renderà la decrescita un evento imminente nel breve periodo?

Il libro è caldamente consigliato a tutti i tipi di lettore.

Cammino (II)


Quando sei a piedi, vivi la città, i paesi e i luoghi.
In macchina passi rapidamente, come un estraneo - un semplice osservatore (quelle volte che ti giri ad osservare!).
Il paesaggio perde il suo significato estetico e pratico; è come un'immagine proiettata sullo schermo: non è reale, non è vivibile, non ti appartiene.

Seduto su una panchina faccio una sosta, mi riposo.
Allora una castagna, con riccio annesso, si stacca dal ramo e mi colpisce in testa... "sono vivo!"

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Osservo e analizzo con distacco i meccanismi mentali che metto in atto affinchè io non mi possa far del male, affinchè le cose che succedono, o meglio quelle già successe, non mi feriscano: scuse, teorie, alibi, filosofia.
Penso ad un evento.
Lo argomento.
Attenuanti... mi fanno stare un po' meglio... le osservo per cosa sono: un trucco.
Va meglio?

(NO) Devo accettare che il processo è sbagliato in principio.
.....
Sto con le mie emozioni/sensazioni
e basta

sono sereno