momenti... segni

ci sono dei segni, per chi riesce a vederli

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sempre ne Il lupo e il filosofo [pag. 200-201].
Il tempo si può pensare/vivere come una linea o come un cerchio.
Nella prima situazione la linea è una freccia e il significato della vita è qualcosa verso cui tendere. i momenti scivolano via, allora il significato non si trova nel momento. quello che si può fare, per approcciarsi al momento è tentare di comprenderlo utilizzando i momenti che l'hanno preceduto (ricordi) e quelli che devono ancora verificarsi (aspettative). allora nessun momento è completo in se stesso.
Nella seconda situazione, i momenti non scivolano via ma si presentano in continuazione. Ogni momento è ciò che è, è completo e intero. il significato è nel momento.
Se seguiamo la freccia, alla fine della sua traiettoria ci sarà solo il mai più.
Se il tempo è un cerchio, non esiste il mai più.
La visione dell'uomo (la prima) e quella del lupo (la seconda).
la felicità nei momenti

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Baricco, da Fazio a Che tempo che fa, ha parlato del suo ultimo libro Hemmaus. anche della felicità. ha detto (o forse me lo sono inventato io) che quando hai 15 o 16 anni... che non esiste niente altro... la felicità assomiglia molto a quello.
quel momento - senza tempo

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Il cammelliere (nell'Alchimista di Paulo Coelho) dice "mentre mangio, non faccio altro che mangiare. se stessi camminando, camminerei e basta. il giorno in cui dovrò combattere, sarà un buon giorno per morire come qualunque altro. Perchè io non vivo nè nel mio passato, nè nel mio futuro. possiedo soltanto il presente, ed è il presente che mi interessa. se riuscirai a mantenerti sempre nel presente, sarai un uomo felice"
saggio il "lupo"

il ...5?

Il lupo e il filosofo

Mi limito a riportare alcune citazioni che mi hanno colpito e fatto riflettere nel libro Il lupo e il filosofo - lezioni di vita dalla natura selvaggia di Mark Rowlands (Mondadori). Prometto di riprendere successivamente alcune riflessioni.

...screditare la persona che pone la domanda, piuttosto che considerare la domanda in sè, è ciò che in filosofia viene definita "fallacia ad hominem". La domanda in sè è interessante e dev'essere affrontata. [p.38]

Se noi uomini diamo un peso così sproporzionato alle motivazioni e se queste sono solo maschere che nascondono una brutta verità, allora, per comprendere la bontà umana, dobbiamo eliminare queste motivazioni. Quando l'altro "non rappresenta alcuna forza", ovvero non ha potere, non si ha alcuna motivazione egoistica per trattarlo con civiltà o rispetto. Costui non può nè aiutare nè ostacolare. Non lo si teme e non si desidera il suo aiuto.In questa situazione, l'unica motivazione per trattarlo con civiltà e rispetto è di carattere morale: lo si tratta così perchè è la cosa giusta da fare. E la si fa perchè ciò rientra nel genere di persona che si è. [p.98]

Come la vera bontà umana può manifestarsi solo in relazione a coloro che non hanno potere, così la debolezza (...) è una condizione necessaria della malvagità umana. (...) Gli umoni sono gli animali che costruiscono la debolezza. Prendiamo i lupi e li trasformaimo in cani. (...) Indeboliamo le cose in modo da poterle usare. [p.99]

Gli uomini non sono gli unici che trattano male i deboli o gli indifesi. (...) Ciò che è caratteristico degli uomini, però, è che hanno preso la crudeltà dalla vita, l'hanno perfezionata e poi intensificata. [p.100]

E la nostra ammirazione sarà pervasa e guidata dal riconoscimento (..) che hanno qualcosa che a noi manca. [p.104]

Il pensiero arriverà - e il coniglio verrà catturato - solo al momento giusto. [p.150]

...amiamo la nostra routine e i nostri rituali. Ma bramiamo anche ciò che è diverso. Avreste dovuto vedere l'espressione dei miei tre cani quando, ogni giorno, cominciavo a dividere i pains au chocolat. L'attesa fremente, i fiumi di saliva, a concentrazione così intensa da essere quasi dolorosa. Per quanto li riguardava avrebbe potuto essere pains au chocolat da qui all'eternità. Per loro, il momento (...) era completo in se stesso, non contaminato da qualsiasi altro momento disseminato nel tempo. Non poteva essere nè accresciuto nè sminuito da ciò che era successo prima e da ciò che doveva ancora succedere. Per noi invece nessun momento è completo in se stesso. Ogni momento è adulterato, inquinato da ciò che ricordiamo o da ciò che ci aspettiamo. [p.196-197]

...l'unica persona che in quell'eternità non potrai evitare: te stesso. Perciò la domanda che la religione ci rivolge è: "Sei sicuro di essere una persona con cui vorresti passare l'eternità?" [p.199]

Capiva che ogni gioia vuole eternità, che se hai detto si a un momento, hai detto si a tutti i momenti. La sua vita era una dimostrazione dell'irrilevanza del mai più. [p.202]

Se pensate che ciò che importa di più nella vita sia un obiettivo o uno scopo, allora non appena quello scopo è stato raggiunto la vostra vita non ha più significato. [p.214]

I momenti sono l'unica cosa che noi scimmie non possiamo possedere. [p.218]

Adesso basta!

La quarta di copertina: Ne abbiamo abbastanza. Lavorare per consumare non rende felici. Lo sappiamo tutti, ma come uscirne? Cambiare vita da soli sembra una scelta troppo faticosa. Addirittura impossibile. Invece no. Il downshifting ("scalare marcia, rallentare il ritmo") è un fenomeno sociale che interessa milioni di persone nel mondo (complice anche la crisi). Ma non si tratta solo di ridurre il salario per avere più tempo libero. Simone Perotti propone qui un cambio di vita netto, verso se stessi, il mondo che ci circonda, le abitudini, gli obblighi, il consumo. La rivoluzione dobbiamo farla a partire da noi, riprendendoci la nostra vita per essere finalmente liberi. Come ha fatto l'autore, che racconta la sua esperienza entrando nel merito delle conseguenze economiche, psicologiche, esistenziali, logistiche. Dire no non basta per essere felici. L'insicurezza economica cui andiamo incontro è anche un'occasione per ripensarci.

Non l'ho letto ma mi ha incuriosito molto l'articolo de IlFatto del 6 novembre.
Un travolgente successo in pochissimi giorni (tre edizioni in meno di un mese), anche grazie al passaparola della rete (blog, facebook, Youtube).
L'autore racconta la sua personale esperienza, argomentandola e approfondendola, descrivendo le motivazioni e le conseguenze della sua scelta. Il libro non dice che la Soluzione (con la S maiuscola) sia mollare tutto e cambiar vita. L'autore propone che si possa vivere in un modo diverso, in modo da rispettare la propria persona e i propri bisogni (tempi e spazi), rallentando, e magari perchè no, puntando a realizzare i propri sogni.
Simone fa il velista (e lo scrittore).

IlFatto riporta alcuni messaggi di persone che hanno acquistato (e già letto?) il libro. Un anonimo ci dice che ha rinunciato ad una promozione per continuare a uscire alle 4 e potersi dedicare a se stesso. Gente, che si credeva sola nell'inseguire certi sogni, scopre di essere solo una persona tra tante. Qualcuno da una lezione a Simone sfatando la "problematica dei figli". Qualcuno molla tutto (?) e va in Australia e qualcuno in Spagna. Altri scendono a compromessi (magari troppi).
Non tutte queste avventure avranno un lieto fine, ma se è questo spirito ciò che anima le persone, allora sono scelte che vanno fatte e rischi che si devono correre. Pe essere felici. Ammiro queste persone.

Se gli uomini inseguissero per davvero la Felicità, ritengo sarebbero in grado di trovarla e farla loro. Se ciò non avviene (essere felici) allora vuol dire che l'uomo non sta cercando di essere felice. Suona come una bestialità ma è probabilmente vero. Mi chiedo: nell'ultima settimana ho cercato di essere felice? Mi scopro a rispondermi di NO.

la bomba in testa

pitturaggio artistico (anche con iperlink) di una lyric già scritta


...e io contavo i denti ai francobolli
dicevo "grazie a Dio" "buon Natale "
mi sentivo n0r£3
eppure i miei trent'anni
erano pochi più dei loro
ma non importa adesso torno al lavoro.

Cantavano il disordine dei sogni
gli ingrati del benessere francese
e non davan l'idea
di denunciare uomini al balcone
di un solo maggio, di un unico PAESE.

E io ho la faccia usata dal buonsenso
ripeto "Non vogliamoci del male " [Non vogliamoci del male]
e non mi sento n0r£3
e mi sorprendo ancora
a misurarmi su di loro
e adesso è tardi, adesso torno al lavoro.

Rischiavano (17-6153) la strada e per un uomo
ci vuole pure un senso a sopportare (11-0601)
di poter sanguinare (18-1662)
e il senso non dev'essere rischiare (17-6153)
ma forse non voler più sopportare (11-0601).

Chissà cosa si trova a liberare
la fiducia nelle proprie tentazioni,
dalle nostre emozioni,
allontanarli in tempo
e prima di trovarsi solo
con la paura di non tornare al lavoro.

Rischiare libertà strada per strada,
scordarsi le rotaie verso casa,
io ne valgo la pena,
per arrivare ad incontrar la gente
senza dovermi fingere innocente.

Mi sforzo di ripetermi con loro
e più l'idea va di là del vetro
più mi lasciano indietro,
per il coraggio insieme
non so le regole del gioco
senza la mia paura mi fido poco.

Ormai sono in ritardo per gli amici
per l'olio potrei farcela da solo
illuminando al tritolo
chi ha la faccia e mostra solo il viso
sempre gradevole, sempre più impreciso.

E l'esplosivo spacca, taglia, fruga
tra gli ospiti di un ballo mascherato,
io mi sono invitato
a rilevar l'impronta
dietro ogni maschera che salta
e a non aver pietà per la mia prima volta.

[De André - La bomba in testa, da "Storia di un impiegato" (1973)]