Tap tap... Tap

Stacco. Dritto a casa. Passo sostenuto mosso da una mezza arrabbiatura: perchè ho lavorato tanto (troppo)... Cosa aspettavo..... Sotto casa una vecchina; sono contento di rivederla. Come l'altra volta, al medesimo incrocio, due piedi oltre il marciapiede in balia dei frenetici milanesi che corrono a casa. E le offro il mio braccio. Un solo attraversamento questa volta, ma lei è provata, più stanca, ...più vecchia. Le sorrido, sbiascico qualcosa, anche qualche stupidaggine forse. Lei pare impegnata solo nell'atto -titanico- del camminare. Un piede dietro l'altro, una gamba avanti, che non risponde come dovrebbe (vorrebbe). Non mi ascolta. Alle volte alza lo sguardo, e io le sorrido. Forse anche con quella forza (e tranquillità) riesce a muoversi, lentamente. Lasciamo passare un verde. Uno straniero si ferma dietro di noi, aspetta, esita, poi supera, sbuffando (ma che cazzo vuole quello!). Oltre l'incrocio la parete; sta volta non le serve... ci sono io. Siamo diretti al bar, una sedia dove arrendersi. Pare dispiaciuta, non deve - provo a spiegarle. "Non riesco più a camminare", mi pugnala al cuore..... penso a mia nonna. Forse avrei dovuto dire qualcosa (di più). Arrivata. La saluto. Sorride anche lei, esausta. Potevo essere (ancora) in ufficio; potevo essere perso altrove... Quando sarò vecchio, e nemmeno io saró più in grado di camminare, penserò a lei, a quella volta che le ho fatto da bastone. A quando mi ha ricordato quali siano le cose davvero importanti.